26/05/23

Come interviene il RLS in caso di infortunio sul lavoro

 


La figura del RLS (il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza) è fondamentale per assicurare di affrontare i rischi in maniera appropriata sul posto di lavoro, quindi, come occorre comportarsi quando si trova di fronte a un caso di infortunio?

Le attività del RLS durante un infortunio

Prima dell’infortunio

La prima difficoltà consiste nel fatto che il RLS spesso non viene a conoscenza dell’infortunio. Per questo, al più presto, è opportuno che il RLS arrivi ad un accordo con l’azienda, in base al quale si stabiliscano procedure da eseguire in caso di infortunio.

Nella procedura deve essere prevista l’immediata segnalazione al RLS in caso di infortunio ed il diritto di quest’ultimo ad intervenire sul luogo. Ciò anche nel caso che l’infortunio riguardi lavoratori di imprese in appalto.

Durante un infortunio è essenziale che il RLS mantenga una comunicazione diretta con i lavoratori, chiedendo loro di informarlo tempestivamente nel caso vengano a conoscenza di un infortunio; tra le forme di comunicazione tra RLS e lavoratori citiamo, ad esempio:

  • un’apposita bacheca in cui mettere gli avvisi,
  • lettere circolari da far distribuire dal datore di lavoro (ad esempio nella busta paga),
  • assemblee sindacali.

In questa fase è anche opportuno che il RLS coinvolga i lavoratori addetti al servizio di Pronto Soccorso, in modo che lo avvertano subito.

Dopo l’infortunio

In caso di infortunio grave, è compito del RLS informare la ASL o la Polizia.

Quindi occorre parlare con i lavoratori che hanno subito l’infortunio, se possibile, e con i testimoni e compagni di lavoro e raccogliere ed annotare più informazioni possibili; se l’infortunato non è presente in azienda cercare di sentirlo al più presto, anche solo per telefono. Se l’infortunato è in condizioni di debolezza fisica, psicologica e forse anche economica garantirgli appoggio.

Un'altra fase essenziale richiede di raccogliere ed annotare le informazioni più importanti, sentendo l’infortunato, i colleghi, i testimoni. Il responsabile, seguendo i consigli ottenuti durante il corso di formazione per RLS, può seguire, ad esempio, questa check list:

  • nome dell’infortunato, qualifica, mansione
  • gruppo omogeneo o reparto
  • anni di anzianità lavorativa in azienda, anzianità lavorativa in quella mansione
  • nomi dei testimoni
  • in che posto è avvenuto l’infortunio, su che macchina o impianto
  • breve descrizione di come è avvenuto l’infortunio (chiedere all’infortunato o ai testimoni):
  • cosa fa quel lavoratore normalmente?
  • quale lavoro svolgeva il giorno dell’infortunio?
  • cosa faceva al momento dell’infortunio?
  • chi era il suo capo diretto?
  • chi era il capo del capo?

L'RLS procede alla ricerca delle cause dell'infortunio

Rispondere a una serie di domande potrà permettere di delineare al meglio le cause dell'infortunio e a raccogliere preziosi dati per rendere più sicuro il luogo di lavoro.

  • Vi sono macchine pericolose o non protette? Con le mani si riesce a raggiungere parti pericolose della macchina? Perché non ci sono protezioni?
  • C’è stata una rottura di parti meccaniche?
  • Le attrezzature usate sono adeguate? Si potevano usare attrezzi o metodi di lavoro più sicuri? Perché non sono stati usati?
  • Il lavoratore conosceva bene il lavoro? Aveva seguito specifici corsi di sicurezza?
  • Ci sono per quel lavoro “procedure” o ordini scritti o a voce? Che margini di autonomia aveva il lavoratore?
  • Era un lavoro usuale, cioè fatto come al solito o “fuori dal normale” cioè fatto per la prima volta o raramente? Il modo di lavorare seguito dal lavoratore era noto ai superiori?
  • C’erano problemi di fretta?
  • C’erano lavoratori di società in appalto? Hanno ricevuto le informazioni sui rischi? Problemi di coordinamento?
  • Il lavoratore indossava DPI? Erano previsti? Il danno sarebbe stato diverso?
  • Erano movimentati carichi pesanti? Era possibile utilizzare attrezzature diverse?
  • C’è stata una influenza dei fattori ambientali? Troppo caldo, troppo freddo, luce insufficiente? Troppo rumore? È sempre così o per un motivo eccezionale?
  • Com’erano gli spazi? Ristretti? E le vie di transito? Ingombre? I pavimenti? Scivolosi?
  • Nel passato sono avvenuti infortuni o incidenti analoghi? Verificate su Registro degli Infortuni. Erano stati presi provvedimenti?
  • La lavorazione era stata presa in considerazione nel documento di valutazione dei rischi (o piani di sicurezza)? Che sistemi di prevenzione erano previsti? Sono stati rispettati?

Come stabilire la data di ripresa del lavoro

  • Studiare le misure di bonifica che si possono adottare per evitare il ripetersi dell’infortunio; discuterne con i lavoratori; non preoccuparsi per i costi: il datore di lavoro, per legge, deve adottare la soluzione più sicura indipendentemente dai costi; proporre la bonifica al datore di lavoro e valutare se sono accettabili altre sue eventuali proposte; stabilire entro che data l’intervento deve essere effettuato ed il nome della persona incaricata della realizzazione.
  • Sistema di controllo per verificare che gli interventi vengano realizzati e se sono soddisfacenti.
  • Ricordare ai lavoratori che possono eventualmente rivolgersi ai Patronati Sindacali per qualsiasi assistenza di tipo assicurativo e medico legale.
  • Indagini analoghe sono raccomandabili in tutti i casi in cui avviene un incidente, anche se non causa vittime.

Per affrontare al meglio le situazioni di emergenza, il RLS dovrà ricevere una adeguata formazione obbligatoria presso appositi enti accreditati per la formazione sicurezza sul lavoro.

Come evitare la Muffa dopo l'installazione dei nuovi serramenti

 


Dopo la sostituzione dei serramenti con porte e finestre di ultimo modello avete notato la comparsa di muffa in casa... Che fare? Vediamo, con l'aiuto di un serramentista professionista, come risolvere la situazione.

Sostituzione dei serramenti e comparsa della muffa

Abbiamo spesso decantato le qualità dei moderni infissi e serramenti. Le porte e finestre di ultima generazione sono talmente avanzate da essere in grado di rendere la nostra abitazione un ambiente totalmente isolato dall'esterno sia dal punto di vista acustico che termico.

Certamente una situazione ideale sulla carta per quanto riguarda comfort e qualità della vita, ma può portare con sè altri problemi. Avete cambiato i serramenti di casa con modelli certificati, nuovi e performanti e vi siete accorti che, per la prima volta, la muffa ha fatto la sua comparsa. Questa può essere stata provocata da una posa frettolosa e poso studiata.

In altri articoli abbiamo parlato di come, una posa dell'infisso non eseguita a regola d'arte possa rendere inefficace anche il migliore serramento in commercio. Probabilmente la casa era particolarmente vecchia, i telai non sono stati adeguatamente preparati, i ponti termici eliminati, probabilmente ci sono diversi problemi che non sono stati individuati nell'abitazione.

Risultato? Avete ottimi serramenti ma la vostra casa non traspira in modo corretto e non è isolata in modo uniforme. L'umidità non viene liberata come accadeva con i vecchi serramenti e si forma condensa sulle superfici più fredde. Come risolvere la situazione?

Prevenire è meglio che curare: la posa a regola d'arte

Molto spesso, per tagliare su tempi e spese, non si dà il giusto peso alla posa in opera degli infissi. Per assicurarsi un lavoro corretto occorrerebbe sempre rivolgersi ad un installatore di serramenti professionista che provveda a effettuare tutti gli studi del caso prima di procedere alla posa.

Proprio come per l'acquisto di porte e finestre anche la fase della messa in opera non è un aspetto su cui si possa risparmiare o agire alla leggera. Occorre procedere sempre allo studio delle condizioni esistenti degli infissi, quando necessario alla sostituzione dei telai e alla riduzione dei ponti termici.

Un operatore esperto andrà ad informarsi sullo stato degli infissi attualmente installati, sullo stato delle pareti di casa, sul tipo di riscaldamento e anche sul numero degli inquilini il loro stile di vita. Se stendano il bucato in casa, quante lavatrici si fanno oppure quante volte si cucini. Saranno tutti dati importanti per pianificare al meglio il lavoro e scegliere i materiali.

Installatori meno avveduti possono, ad esempio, andare a ricoprire i vecchi telai in legno con lamiere in metallo, annullando l'effetto isolante dell'infisso.

Nuove abitudini per evitare la muffa

Per risolvere il problema della muffa, dopo aver proceduto alla sostituzione dei vecchi serramenti, occorrerà prendere alcune precauzioni e modificare un pò le proprie abitudini. Innanzitutto, come detto, occorre assicurarsi che la posa del serramento sia avvenuta a regola d'arte. Per questo occorre rivolgersi a installatori esperti.

Per liberare l'umidità che viene trattenuta in casa, prima che questa si condensi, sarà bene iniziare a prendere l'abitudine di pianificare dei momenti in cui arieggiare la casa quotidianamente. Anche evitare di stendere i panni in casa, soprattutto vicino ai caloriferi, è un comportamento utile per assicurarsi di non generare eccessiva umidità. Magari trovare un metodo alternativo per asciugarli.

Magari tenete aperta una finestra o un vasistas mentre cucinato o, ancora meglio, installate una cappa aspirante. Dopo un bagno o una doccia caldi fate uscire completamente l'umidità, sempre utilizzando una finestra a ribalta. In bagno potete utilizzare anche un sistema di aspirazione forzata dell'aria.

Quella di aprire le finestre dopo aver speso tanto per garantirvi un buon isolamento termico può sembrare un controsenso, ma non preoccupatevi: le performances dei vostri nuovo serramenti compenseranno egregiamente quei momenti in cui arieggerete casa.

Altre soluzioni per evitare la muffa sono quella di acquistare un deumidificatore, da collocare negli ambienti più critici, per smaltire l'umidità in eccesso. Si possono installare aeratori con recupero di calore per cambiare l'aria viziata interna con quella pulita esterna dopo averla riscaldata.

Ovviamente il riscaldamento dovrà essere equilibrato tra le varie stanze e non andrà acceso e spento in continuazione per evitare shock termici.

Che cosa è un inverter e che vantaggi offre?

 


Quella dell'inverter è una tecnologia versatile, importante, ma poco conosciuta al grande pubblico, insieme vedremo il suo funzionamento e le sue differenti applicazioni nella vita di tutti i giorni.

Inverter, che cos'è?

Lo scopo del nostro articolo sarà quello di fornirvi le corrette informazioni su cosa sia un inverter, in che modo lavora e quali sono le sue principali applicazioni, specie nella vita quotidiana. Scoprirete che questo strumento è assai più presente di quanto non possiate immaginare.

Il termine inverter (detto anche invertitore) è stato coniato nel 1925, su una rivista di ingegneria elettrica "The General Electric Review", in un articolo dove se ne descriveva anche il funzionamento. Come probabilmente sapete, esistono due tipi di corrente che possono alimentare macchinari e strumenti sia domestici che industriali. La corrente continua (DC), il primo tipo ad essere stato sviluppato, e la corrente alternata (AC) che si è affermato come nuovo standard.

Fondamentalmente l'inverter è un apparato elettronico, la cui funzione è quella di trasformare la corrente continua in corrente alternata ad una determinata tensione e frequenza. Questa tecnologia è impiegata per permettere ad apparecchi che funzionano a corrente alternata di essere alimentati con corrente continua.

Come funziona un inverter

Per comprendere a pieno il funzionamento di un inverter occorre spiegare il funzionamento di alternatore e trasformatore. A scopo esemplificativo diciamo che l'alternatore è uno strumento in grado di produrre corrente alternata a partire dall'energia meccanica grazie al fenomeno dell'induzione elettromagnetica (come accade nella bicicletta quando accendiamo il fanale). É composto da una bobina di filo e un magnete, il magnete, ruotando, crea una corrente che fluisce nella direzione opposta nel filo della bobina.

Il funzionamento del trasformatore è più complesso; questo lavora con due bobine di filo (primaria e secondaria), a seconda delle loro dimensioni, il trasformatore, potrà generare la tensione desiderata. Grazie al lavoro dei tiristori (una versione più recente dei circuiti a transistor) si ottiene un cambio della direzione alla corrente rapido e continuato, in grado di far funzionare il nostro inverter.

Quante tipologie di inverter esistono?

Anche se esistono differenti tipi di inverter, quelli principali e maggiormente diffusi, sono tre, tutti in grado di generare un'onda sinusoidali o pseudosinusoidale.

  • modello a onda quadrata: il più adatto per i carichi resistivi;
  • a onda sinusoidale modificata: adatto per carichi resistivi o capacitativi, meno per quelli induttivi perchè troppo rumorosi;
  • inverter a onda sinusoidale pura: questo modello è adatto per tutti i tipi di carichi grazie alla possibilità di riprodurre un'onda sinusoidale uguale a quella che caratterizza la comune rete elettrica domestica.

I vantaggi dell'utilizzo di un inverter

Sono diffusissimi in moltissimi dispositivi che utilizziamo ogni giorno, sia in ambito aziendale che domestico: dai gruppi di continuità, ai condizionatori d'aria, ai motori elettrici per i veicoli, ecc...

Ovviamente, oltre a permettere ai macchinari a corrente alternata di poter funzionare agganciandosi alla corrente continua, gli inverter consentono ai dispositivi elettrici di alimentarsi dalle batterie. Gli inverter sono dispositivi particolarmente utilizzati nelle attività che operano nel settore delle energie rinnovabili perchè una delle loro principali funzioni è quella di consentire l'alimentazione da pannelli fotovoltaici. Permettono che la corrente prodotta dal fotovoltaico possa alimentare la rete pubblica o le utenze tradizionali.

Gli inverter hanno altre qualità strategiche per il funzionamento dei comuni elettrodomestici di casa. Consentono di regolare la velocità dei motori elettrici.

La funzione di regolazione della velocità è collegata alla frequenza della tensione con cui viene alimentato il motore. Ad esempio, nei compressori, come quelli installati nei climatizzatori d'aria con inverter, la variazione della velocità, permette di risparmiare energia e concentrare il lavoro del motore solo quando le oscillazioni di temperatura lo richiedono.

Esempi di applicazioni nella vita quotidiana

Come già accennato, gli inverter sono utilizzati nei compressori usati in climatizzatori e frigoriferi. Il loro lavoro ci permette di tagliare sulle spese in bolletta e migliora il nostro comfort.

Le lavatrici ad inverter, in cui la rotazione del motore è regolata, sono più silenziose, più durature e efficienti a livello energetico. I forni a microonde utilizzano quella tecnologia per regolare la potenza emessa dall'apparecchio che riscalda il nostro cibo. 

Nella movimentazione dei liquidi, installare una elettropompa con inverter, permette una migliore movimentazione dell'acqua anche ai piai più alti degli edifici e garantisce una pressione costante.

Yellow Kid: fu davvero il primo protagonista dei fumetti?

 


Ancora oggi la nascita del fumetto è materia dibattuta ma, storicamente, si fa risalire la sua creazione a Yellow Kid, il primo personaggio di una storia a fumetti! Ma è davvero così?

Chi è Yellow Kid?

Yellow Kid era un personaggio della striscia intitolata "At the Circus in Hogan's Alley" pubblicata per la prima volta il 5 Maggio 1895 come supplemento domenicale del New York World.

Il suo autore è l'artista Richard Felton Outcault che, nelle sue strisce, raccontava le avventure di una variopinta umanità in un ghetto newyorkese. Tra queste figure spicca la presenza di Mickey Dugan, un ragazzino goffo, calvo, abbigliato con una camiciona da letto (inizialmente blu e poi gialla).

Mentre i dialoghi degli altri personaggi erano scritti su cartelli, i dialoghi di Yellow Kid apparivano sul suo camicione, ma successivamente l'autore introdurrà le caratteristiche nuvolette. Questo personaggio curioso e singolare è riconosciuto oggi come il primo protagonista di un fumetto.

I precursori del fumetto

Come abbiamo accennato, l'identità del primo personaggio dei fumetti, anche se formalmente designata, è ancora materia di discussione tra gli studiosi di storia dell'arte. Molte di queste discussioni hanno addirittura origine dalla definizione stessa di fumetto.

Questo linguaggio è spesso definito come una narrazione per immagini e, se il testo scritto non è strettamente necessario, è possibile considerare come primi esempi anche i graffiti preistorici, i geroglifici egiziani o i bassorilievi greci e romani. Tuttavia, il celebre autore newyorkese Will Eisner ci offre una definizione più puntuale: quella di arte sequenziale.

La sequenzialità contraddistingue la narrazione a fumetti, ma questa può essere riscontrata anche in antichità, in esempi come la Colonna Traiana o in alcune illustrazioni dell'arte medievale. Per arrivare al fumetto vero e proprio andranno ancora definiti degli stili di linguaggio ed espressione precisi.

La nascita del balloon

Il balloon è quello spazio bianco, rappresentato come una sorte di palloncino, che, nelle tavole a fumetto, serve a contenere i dialoghi dei personaggi. In Italia il nome "fumetto" nasce proprio da questo elemento che appare come una nuvoletta di fumo che esce dalla bocca del personaggio.

Ma anche in questo caso esistono delle rappresentazioni precedenti alla pubblicazione delle storie di Yellow Kid, come opere medievali o stampe del XVII° secolo che utilizzano soluzioni simili al balloon. Precedenti che fanno scricchiolare il suo primato. Quindi, di cosa abbiamo bisogno ancora per definire un fumetto?

L'artista statunitense Coulton Waugh, nel 1947, pubblica il saggio The Comics, il primo libro dedicato ad analizzare l'arte del fumetto. Waugh è il primo ad avanzare l'ipotesi di Yellow Kid come primo personaggio dei fumetti e offre la sua definizione del mezzo: la sequenza narrativa delle vignette, il testo inserito nei disegni e la presenza di personaggi che appaiono con regolarità nella storia.

Un'altra caratteristica importante dei fumetti, e che ne segna la nascita solo da un certo momento storico in poi, è la sua riproducibilità. Propria del fumetto è la possibilità di essere riproducibile per essere diffuso a un gran numero di lettori, un aspetto collegato alla diffusione dei giornali nella seconda metà dell'800.

Il fumetto... prima di Yellow Kid?

Ma, quindi, davvero Yellow Kid è il primo personaggio dei fumetti a tutti gli effetti? Beh... non esattamente.

Nel XIX° secolo i giornali iniziavano la loro grande diffusione e, assieme a questi, anche le strisce satiriche e umoristiche. In Europa, a Ginevra, Rodolphe Töppfer pubblica nel 1827 diversi racconti per immagini come "Histoire de M. Jabot", anche grazie ai consigli di Goethe e sono molti a considerare questo artista il primo vero fumettista.

Sempre in Europa, questa volta in Germania, l'illustratore e poeta Heinrich Christian Wilhelm Busch, realizza nel 1865, per un giornale umoristico "Fliegende Blätter", le avventure dei bambini Max e Moritz. Anche se non compare ancora il fumetto, alcuni storici del ramo, come l'italiano Palmiro Boschesi, le considerano come le prime storie a fumetti.

Passato e... futuro del fumetto

Queste opinioni contrastanti rendono la cosa ancora oggi, spinosa e soggetta alle opinioni dei vari esperti a seconda di come questi considerano il media. La creazione di fumetti, come espressione artistica, si è ritagliata un suo posto nel cuore di milioni di appassionati, raggiunti da una infinità di storie dei propri eroi, dapprima grazie alla stampa e, in tempi recenti, al web.

La nona arte, grazie al suo linguaggio semplice ma evocativo, fatto della fusione tra immagine e testo, è ideale sia per raccontare una storia che nella progettazione grafica di materiale pubblicitario messa in atto da aziende e imprese.